La carne sintetica, insieme ad altri ritrovati, si sta diffondendo nel mondo e così nasce il dibattito.
Su Equilibri magazine, Stefano Bertacchi si chiede se si tratti di pericolo o opportunità.
Come si crea la carne sintetica?
La carne sintetica, o carne coltivata in vitro, è un prodotto alimentare ottenuto attraverso la coltura di cellule animali in laboratorio. Questo processo consiste nel prelevare una piccola quantità di cellule da un animale vivo, come ad esempio un bovino, e farle crescere in una coltura in vitro in un ambiente controllato.
Le cellule vengono nutrite con una miscela di sostanze nutritive, che permettono loro di moltiplicarsi e crescere fino a formare un tessuto muscolare. In questo modo, si ottiene una sostanza che assomiglia molto alla carne tradizionale, ma senza dover sacrificare animali.
La carne sintetica è stata sviluppata come una possibile alternativa alla produzione tradizionale di carne, che è spesso associata a problematiche ambientali, etiche e di salute. Tuttavia, il costo della produzione di carne sintetica è ancora molto elevato rispetto alla carne tradizionale, e ci sono ancora molte sfide da affrontare prima che possa diventare una fonte alimentare sostenibile e accessibile a tutti. Mentre in giro c’è troppa carne a buon mercato.
Anche se può sembrare fantascienza, questa è la realtà.
Commercializzazione della carne sintetica
La carne cosi detta sintetica esiste già. E il passo successivo è la sua commercializzazione in tutto il mondo.
Al momento, le aziende a forte connotazione biotecnologica stanno lavorando alla realizzazione di questo nuovo prodotto, che vorrebbero affiancare o sostituire la carne vera e propria. Non tutte sono arrivate al traguardo della creazione, ma le due aziende biotech che ci sono riuscite stanno spingendo per la commercializzazione.
Al momento si ha la commercializzazione della carne di pollo:
Nel dicembre 2020 Singapore ha approvato il prodotto dell’azienda statunitense Eat Just, mentre a novembre 2022 gli Stati Uniti hanno approvato quello dell’azienda Upside Foods.
Stefano Bertacchi osserva che
- la carne sintetica è ancora molto lontana da poter sfidare il settore della carne, sia per una capacità limitata di produzione (che ovviamente impatta poi sul prezzo) sia per la scarsa diffusione.
- non è possibile sapere, a priori, se la carne sintetica sia pericolosa o meno per la salute, in quanto saranno gli organi deputati a fare i controlli del caso, come FDA appunto. Per quanto riguarda l’Italia si tratta dell’EFSA, ovvero l’ente dell’Unione Europea che controlla i cibi.
Dibattito aperto
L’autorizzazione statunitense alla commercializzazione e dunque al consumo di questo tipo di carne ha suscitato grandi polemiche.
- L’industria della carne si vede minacciata da altri prodotti concorrenti.
- La creazione di carne coinvolge sempre aspetti etici a cui si rivolgono le diverse comunità.
- Creare carne è sostenibile? Al momento no. Sebbene il traguardo sarebbe quello di ridurre o eliminare l’impatto degli allevamenti intensivi, al momento coltivare carne è molto costoso.
- Il consumo di carne sintetica avrà ripercussioni sulla salute umana?
- I consumatori pare mostrino molta diffidenza sul nuovo prodotto.
Opportunità per chi?
Chi sostiene la “nuova” carne ritiene che si tratti di una opportunità. Ma per chi?
Dato che si tratta, ancora ad oggi, una piccolissima industria dai costi elevati, e dato che non si conoscono ancora studi importanti che mettano al sicuro la salute umana, l’opportunità è solo per le aziende che la producono e che nella commercializzazione possono avere lauti guadagni.
Certo, è anche vero che permettere l’evoluzione di questo prodotto, può portare allo sviluppo di nuova tecnologia. Ma personalmente non penso possa avere un grande potenziale per ridurre l’impatto della nostra dieta.
Carne sintetica aspetti linguistici
Concludo portando alla vostra attenzione alcuni aspetti linguistici della carne sintetica.
Il termine sintetica, potrebbe apparire infelice. E lo è. Sicuramente i dipartimenti del marketing troveranno un termine più adeguato e accattivante.
Sintetico, infatti, porta con se l’aspetto negativo. Sia per la commercializzazione, sia per la produzione. Come abbiamo letto non c’è una vera e propria sinteticità. Il processo è biologico e vivo. Altrimenti non sarebbe possibile la sua realizzazione.
Si dovrà chiamare carne?
Il tema emerge ogni tanto con alcuni prodotti vegetariani. L’hamburger di prodotti vegetali si deve chiamare hamburger? Oppure pur avendo la stessa forma degli hamburger di carne si dovrebbero chiamare in modo diverso?
Ma se un vegetariano fa la scelta di non mangiare carne perché si deve ricordare la forma di qualcosa che è solo fatto di carne?
Così come la salsiccia di maiale, oggi, viene anche richiesta con sola carne di vitello o di pollo.
E non si capisce perché, dato che non si mangia carne di maiale, poi si deve mettere dentro il budello del semplice tritato. Si potrebbero mangiare delle polpette.
Come al solito dietro gli aspetti linguistici della carne si aprono aspetti sociali e sociologici più ampi.
E voi cosa ne pensate? Mangereste della carne sintetica o coltivata in laboratorio?