Le Caratteristiche linguistiche del territorio di Sciacca appartengono ai dialetti della Sicilia occidentale. Tenendo presente la storia di Sciacca e considerando la sua posizione geografica, la parlata saccense si differenzia dalle parlate dei paesi vicini.
Caratteristiche linguistiche a Sciacca
Sciacca è vista dai paesi dei dintorni come cittadina di importanza centrale sia dal punto di vista geografico, che politico economico e commerciale.
Essa è meta di turismo da parte di un folto gruppo di persone proveniente soprattutto da Palermo che vi staziona in più periodi dell’anno. Ma è nel periodo estivo che Sciacca registra un aumento demografico con gente proveniente da più parti.
Da non sottovalutare, infine, il gran numero di migranti che, talvolta, dal nord ritornano con una pronunzia diversa e con un bagaglio lessicale estraneo al siciliano e legato alle zone in cui sono emigrati.
Le varianti nel dialetto saccense
Ancora a Sciacca, come in molte altre città di mare, è possibile osservare due distinte varianti all’interno del proprio dialetto: una variante usata dai marinai e un’altra usata dai contadini.
In tempi non molto lontani, a Sciacca la distinzione fra i due gruppi era molto forte. I contatti erano scarsi e la linea di demarcazione fra i due gruppi era netta.
In tempi più recenti (fino a pochi anni precedenti il 2000), ad esempio, i luoghi di ritrovo di un gruppo non venivano frequentati dai membri dell’altro gruppo. Di conseguenza alla mancanza di contatti fisici corrispondeva anche una mancanza di contatti linguistici. Oggi la mobilità dei giovani fa sì che i contatti siano maggiori e più frequenti. E il dialetto si è ulteriormente modificato e italianizzato
Pur tuttavia una certa differenza è ancora percepibile. Il dialetto parlato della gente di mare è caratterizzato, oltre che da una diversa intonazione, anche da un vocabolario specifico che estende i termini propri del linguaggio marinaresco all’uso quotidiano dell’intera comunità.
Ad esempio, gli avverbi di luogo “davanti” e “dietro” sono sostituiti da prua e puppa, noti termini relativi alle imbarcazioni.
Così, ancora, per le indicazioni di destra e sinistra si usano le direzioni della rosa dei venti: gira a tramuntana, vai versu libici.
La fonetica
Per quanto riguarda il vocalismo tonico, bisogna subito notare che, così come nelle altre parlate occidentali dell’Isola, anche a Sciacca manca del tutto il fenomeno della metafonia.
Per quanto riguarda il consonantismo i principali fenomeni da osservare sono:
il passaggio b→ v
Bibere→ viviri (nota: si noti come anche il toponimo Ribera sia reso come Rivela).
- L’occlusiva palatale /c/ seguita dalla vibrante /r/ non viene pronunciato: Sacristia→ saristia; Sacrifiziu→ sarifiziu; Cunsacrazioni→
- L’occlusiva alveolare /d/ subisce la rotacizzazione: Dare→ rari; Coda→
Ma nella zona marina però /d/ ad inizio di frase di mantiene: come in deci dieci; dui due.
- Nelle parole latine con accento sulla terzultima sillaba (proparossitone), la /d/ si trasforma in /t/: àcidu→ àcitu
- L’indebolimento delle consonanti è un fenomeno frequente nel parlato saccense. Esso avviene con l’occlusiva velare sonora /g/: allotta “Gallotta”; jamma e amma “gamba”.
Majasenu, e maasenu “magazzino” persistono nella zona marina.
- Raddoppio della /l/ in casi come unu ll’unu.
- Caduta di /l/ in parole come Savatore “Salvatore”
- /l/ preconsonantica è resa con [u]: Alto→ àutu; Falso→ fàusu; Falce → fàuci.
- Nella zona marina /v/ in principio di parola cade: Vògghiu→ ògghiu; Vònnu→ ònnu.
- I nessi consonantici latini pl/cl sono resi con [kj]: Planum >
- Il nesso fl esita in [∫]: Flumen > sciumi
- Il nesso latino lj è reso a Sciacca con gghi, come in tutta la Sicilia occidentale. figghi
- La consonante /r/ nella parlata saccense subisce assimilazione: Carni→ canni; Pernu→
Oppure cade senza assimilazione: Prufissuri→pufissuri; bbroru→ bboru; Purpetti→ pupetti; “Mi runa quattr’ossa”→ “m’una quattr’ossa”; “O mi curcu”→ “o mi cucu”
Avversione per la Erre R
A conferma di ciò che diceva il Pitrè, riguardo al dialetto di Sciacca in cui <<pare che la pronunzia sciacchitana ha una decisa avversione alla r>>.
la /r/ intervocalica è sostituita da altre consonanti: Passa a /l/ in: Turtura (tortora)→ tuttula; Paracqua (ombrello)→ palacqua; Picciriddu→ picciliddu
la /r/ iniziale è resa come [dd] quando è soggetta a raddoppiamento fonosintattico: Pi risìu → pi ddisiu.
- Anche il nesso gr è reso con [dd]: grossu→ ddossu
- L’avverbio “più”, che precedere gli aggettivi qualificativi nel grado comparatico o superlativo relativo, è reso con [kku], soprattutto nella parlata contadina. Cchu ddossu e cchu nnicu
In tutti gli altri casi è reso con [kkj′u]
Morfologia e sintassi
- Il costrutto dovere + infinito è reso in dialetto con il verbo avere + a + infinito. A Sciacca, in questo caso, si usa una propria declinazione, almeno per le prime tre persone singolari:
iò a(o) beniri, tu a beniri, iddu o beniri, nuatri amu a beniri, vuatri ati a beniri, iddi annu a beniri.
- Il pronome personale “io” a Sciacca è pronunziato iò.
- Nella terza persona singolare del passato remoto dei verbi con l’infinito in –ari si ha la desinenza in –au: Manciari→manciàu; Purtari→ purtàu.
- Alcuni nomi al plurale terminano in –ura, -ira: tettu, tettura; ∫iumi, ∫iumira.
- Gli articoli determinativi usati sono u, a, i;
- gli articoli indeterminativi: un e na
- Nelle frasi interrogative totali si pone, a fine di frase, il rafforzativo pensu: “Sta niscennu, pensu?”, “Si di Sciacca, pensu?”